lobodilattice newsletter

newsletter di Lobodilattice

Sara Siami - Copertina n.361

sara siami nice art image

Sara Siami

Venice

 

 

I grandi acquerelli di Sara Siami (Gonbad-e Kāvus, Iran, 1979) sono una fuga dal reale: battaglie navali, dragoni, infinite spirali di elementi naturali e animali, mischiati in una bolgia incantevole dove tutto inizia e tutto finisce. Cicli vitali, fughe rocambolesche, fiori profumati, fiori del male: tutto sembra coincidere nella testa dell'artista, che come in un flusso creativo reinterpreta su carta le sue private fantasie.

Non c'è un tema chiaro nelle opere di Siami, difficile intuire uno statement esaustivo che racchiuda e descriva appieno la sua ricerca. Ogni lavoro ha piuttosto l'aspetto di un grande contenitore naïf, in cui realtà e finzione si mischiano in una visione poetica e magica del mondo.

Nonostante l'uso dei colori accesi e sgargianti la ricerca dell'artista è infatti sempre caratterizzata da una inquieta tensione tra estremi: vita e morte si incontrano, attraverso la presenza di elementi simbolici sacri; la natura -sempre presente- rivela inoltre il suo duplice carattere di madre e traditrice, attraverso la presenza di animali bizzarri e creature irreali che affollano la scena.

In questo modo il male si confonde col bene, le paure divengono spettri quotidiani con i quali convivere, e l'amore sembra l'unica forma di resistenza. Perché non c'è pace, e forse non ci sarà mai, ma tanto vale combattere i mostri: di munizioni siamo carichi, di immaginazione pure.

Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso

Sara Siami
Sara Siami
Sara Siami
Sara Siami
Sara Siami
Sara Siami
Sara Siami
Sara Siami
Sara Siami
Sara Siami

Dario Carratta - Copertina n.360

nice art image

Dario Carratta

Il mio cane si chiama Newton

oilo su tela 160 x 150 cm

2014

 

Piccoli tormenti, delusioni, gioie e rivoluzioni quotidiane. Nelle opere di Dario Carratta (Gallipoli, 1988) si nasconde un microcosmo di inquietudini giovanili, trasportate dall'artista sulla tela attraverso la rappresentazione di personaggi grotteschi e dalle sembianze inumane.

Ognuno di questi protagonisti, immerso in ambientazioni sempre cupe e al limite del reale, diventa il riflesso di una condizione di smarrimento e perdizione: è la sensazione di rabbia&dolcezza vissuta da ogni adolescente, alle prese con un mondo esteriore a volte asfissiante e rivale; “Nei miei lavori” dice l'artista “indago gli aspetti più profondi e torbidi della mia generazione”.

Spesso molto materico, Carratta si esprime attraverso l'uso di colori ad olio violenti e vivi, dosati sulla tela a volte attraverso interventi secchi e sporchi che valorizzano il segno, tali altre attraverso pennellate morbide, luminose, che creano leggerezza e rendono raffinata la scena. Le linee sinuose e continue di alcuni dipinti, inoltre, donano carica psicologica all'ambientazione, traducendo i tormenti interiori in effetti cromatici vividi, violenti, e per questo estremamente attraenti.

Il risultato è un insieme di paesaggi selvaggi, panorami deserti e lugubri sui quali affacciarsi senza una precisa collocazione, come in un film di Tim Burton o durante l'ascolto di un disco dei Sonic Youth. Nonostante l'aspetto nostalgico e malinconico, tutto è ad ogni modo filtrato da un gusto sempre molto grafico e illustrativo, cosa che rende ognuno di questi lavori tanto immaginifici quanto potenti, delicati e ruvidi allo stesso tempo.

 

Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso

 

La vita notturna dei crostacei, 2015 - olio su tela, 150 x 100 cm
La notte dei tulipani, 2014 - olio su tela, 150 x 150 cm
BAcon Motel, 2013 - acrilico su tela, 250 x 230 cm
Black Rain, 2014 - oilo su tela, 70 x 50 cm
DrugStore way, 2014 - olio su tela, 150 x 100 cm
 Ambra di notte, 2015 - olio su tela, 50 x 40 cm

Leeza Hooper - Copertina n.359

Leeza Hooper nice art image

"Io non cerco di decifrare la realtà, di interpretare la natura, faccio solo attenzione, mi allarmo, non mi armo, che è diverso. Mi armo di varie 'code', per non dire antenne. Code come antenne primordiali, una pinna di pesce, una coda di cane, attraverso le quali puoi veramente cogliere le cose, le emozioni, e accenderti. Il problema non è nel riuscire ad 'acchiappare' le cose, che può anche riuscirti, ma se poi non ti accendi?" (Enzo Cucchi)

 

Difficile da identificare Leeza Hooper (Roma, 1980), ambiguo fin dal nome. Partendo da forme ed icone legate all'immaginario pop contemporaneo, l'artista realizza composizioni che esaltato il segno e liberano il gesto, definendo una ricerca al limite tra urban art e grafica digitale low-fi.

Affascinato tanto dalla street-art quanto dal minimalismo, tanto dalla figurazione folk quanto dalla pop culture nella sua accezione più ampia, Leeza si presenta come un visual composer armato di matita, penna biro e tavoletta grafica. I suoi lavori, agglomerati di elementi sparsi sul supporto in modo apparentemente confuso, si presentano come sintesi di interventi gestuali dinamici, inquieti, isolati tra di loro ma compiuti nell'insieme. È il segno, dunque, ad essere esaltato, denominatore comune all'interno delle differenti opere.

Ogni lavoro (che sia su carta, su tela, o su foglio elettronico Microsoft Paint) appare in questo modo come una tabula rasa su cui elementi diversi vengono sottratti e accumulati, rispondendo all'impulso di sollecitazioni emotive disparate, caotiche, e non sempre aperte ad una lettura coerente e definitiva. L'osservatore, per tali ragioni, diventa destinatario ammesso ed escluso dalla lettura, ospite accolto e respinto nel mondo dell'artista.

 

Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso

 

Leeza Hooper art
Leeza Hooper art
Leeza Hooper art
Leeza Hooper art
Leeza Hooper art
Leeza Hooper art
Leeza Hooper art
Leeza Hooper art
Leeza Hooper art
Leeza Hooper art

Giacomo Giovannetti - Copertina n.358

giacomo giovannetti nice art image

Giacomo Giovannetti

Bioculture

 

 

Il percorso artistico di Giacomo Giovannetti (Senigallia, 1983) è un mash-up di pulsioni creative: dalla pittura al collage, dalla street-art alla grafica, l'artista marchigiano preleva icone e forme della cultura contemporanea occidentale, intervenendo su di esse attraverso l'aggiunta di elementi orientali e accenni grafici dalla forte valenza mistico-religiosa. Il risultato è un insieme di complesse architetture visive in cui ogni tassello, affastellato sul supporto in modo apparentemente confuso, diviene il rimando formale ad una insaziabile ricerca di vita e di armonia interiore, di cui l'arte è testimone.

La sacralità dei riti primordiali, la nascita, il corpo e la sessualità, sono solo alcuni dei temi che ricorrono nelle opere dell'autore. Giovannetti, evidentemente affascinato tanto dalla cultura pop quanto dall'antropologia e dalla teologia pagana, agisce come un dj del visuale, approfittando appieno della cultura globale e delle sue possibilità: estrapolando le icone dal proprio contesto di appartenenza e reinterpretandone il senso, l'artista si palesa come operatore eclettico, campionando elementi spesso incongrui e distanti, in un sampling continuo ed incessante in cui gli opposti si incontrano e convivono.

In questo modo l'immagine - ponte di congiunzione tra il mondo interiore dell'artista e l'esperienza collettiva universale - diviene un archivio in evoluzione, campo neutro in cui gli elementi si mescolano e si moltiplicano dando forma a contenuti sempre inediti e vivi.

 

Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso

 

 

Giacomo Giovannetti
Giacomo Giovannetti
Giacomo Giovannetti
Giacomo Giovannetti
Giacomo Giovannetti
Giacomo Giovannetti
Giacomo Giovannetti
Giacomo Giovannetti
Giacomo Giovannetti

Juan Eugenio Ochoa - Copertina n.357

Juan Eugenio Ochoa nice art image

Juan Eugenio Ochoa

Lirica Analitica (Serie) 2015

olio su tela, 100x70 cm

 

 

Mi domando da dove vengano queste ombre colorate che ogni tanto accendono la mia mente, cosa mi spinge a tentare di dare forma e pienezza a ciò che a volte temo sia un puro fantasma.” (Claudio Olivieri)

 

Il pittore ritorna ad essere colto, si riappropria degli strumenti che gli competono, si attrezza di tecnica e intelletto per affermarsi sotto una nuova autonomia. Quella di Juan Eugenio Ochoa (Medellin, Colombia, 1983) è una ricerca per certi versi “anacronistica”, lontana dalle tendenze del contemporaneo, distante dalle ansie di visibilità e dagli ego-trips dei nostri tempi. Ad alimentare il percorso dell'artista colombiano con base a Milano è piuttosto una rinnovata attenzione per il fare pittorico, espressa attraverso l'elaborazione di dipinti su tela fedeli alle procedure tradizionali della pittura a olio.

Mettendo in risalto il carattere sfuggente dell'immagine, Ochoa crea opere in cui spazio astratto e forma umana convivono, l'uno necessario alla sussistenza dell'altro. Sezionate   attraverso la sovrapposizione di tenui velature cromatiche, le immagini si palesano sul supporto come frammenti di memoria: è così che volti di donna ed elementi corporei vengono appena accennati sulla tela, registrati dall'artista per poi esser lasciati liberi di dissolversi in un'atmosfera sognante e rarefatta.

L'opera diventa in questo modo luogo di sintesi costruttivo, spazio lirico in cui la figura afferma il suo carattere mutevole, sospesa tra realtà oggettiva e ricordo. In questa interazione tra versante astratto e pulsioni figurative, l'artista diviene mediatore, poeta errante in cerca di una collocazione tra mondo immaginifico e mera realtà.

 

Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso

 

Juan Eugenio Ochoa
Juan Eugenio Ochoa
Juan Eugenio Ochoa
Juan Eugenio Ochoa
Juan Eugenio Ochoa

Beatrice Squitti - Copertina n.356

Beatrice Squitti , nice art image

Beatrice Squitti

 

Una somma di addendi che si incontrano, incastrandosi nello spazio delimitato del supporto attraverso un elegante processo compositivo. Il lavoro di Beatrice Squitti è sospeso tra grafica, pittura e fotografia. Nei suoi collage su carta, realizzati mediante la sovrapposizione di frammenti visivi, l'artista crea figure e paesaggi visionari, in cui i significati sono suggeriti e cancellati lasciando l'osservatore in balia di un gioco di rimandi senza soluzione.

Ogni lavoro, un incontro tra pulsioni astratte e figurative, è una somma di elementi differenti avvicinati e mai completamente assimilati tra loro. Le parti del collage, spesso tagliate da linee immaginarie che dividono la scena o alterate da interventi pittorici compatti, si presentano come forme distinte e disarmoniche, vicine, annesse, ma mai capaci di arrivare ad una lettura finale esauriente e completa.

In questa operazione di mancata sintesi, in cui occasioni di continuità tra una sezione del collage a l'altra vengono a mancare, si inserisce l'osservatore. E' suo il compito di  decifrare ogni interferenza e ogni (dis)armonia, perdendosi con piacere negli infiniti processi di interpretazione.

 

Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso

 

 

Se fosse una canzone suonerebbe così:

Tymek Borowski - Copertina n.355

tymek borowski

Tymek Borowski e Paweł Śliwiński

Galeria Kolonie 2010-2013, 220 x 190 cm, olio su tela, 2013

 

L'attività artistica di Tymek Borowski (Varsavia, 1984) è un minestrone in cui tecniche e spunti filosofici si mescolano lasciando l'osservatore incerto di fronte ad un quesito legittimo: di cosa vuol parlare questo eclettico artista polacco, e cosa vuol comunicarci attraverso la sua multiforme ricerca? Difficile dare una risposta sicura, se non che tutto il percorso di Borowski converge verso un'unica direzione: stimolare l'osservatore attraverso messaggi semplici e immediati, indirizzando l'interpretazione verso una presa di coscienza nei confronti della realtà, della cultura, dell'arte e dei suoi meccanismi bizzarri. Grandi tematiche, insomma, scandagliate dall'artista con un piglio sempre ironico e divertito.

Che si tratti di dipinti, video virali o Internet meme, Borowski realizza opere dall'aspetto pubblicitario e decisamente grafico, in cui le parole diventano il mezzo per veicolare slogan dal forte impatto comunicativo. Nate dalla rete e destinate alla rete, le immagini si accavallano a messaggi anonimi, neutri, ma sempre immediati e di facile lettura. Attraverso una sorta di calda razionalità (in cui il tono passionale e autorevole del manifesto si mescola a quello freddo e conciso della didascalia) l'autore, nascosto dietro tali affermazioni, invita il lettore a prendere posizione, confrontandosi con un ventaglio di messaggi perentori quanto ironici e provocatori.

Ad interessare l'artista recentemente è soprattutto la produzione di video, che occupa buona parte della sua ricerca attuale, a dispetto degli esordi più propriamente pittorici. Tra questi How Culture Works (2015), realizzato da Tymek Borowski in collaborazione con Rafał Dominik e Jakub Maiński. Il video, una pratica guida all'uso della cultura, tenta di rispondere ad una domanda da un milione di dollari: esiste un modo per far bene le cose? Esiste, soprattutto, un modo per viverle con piacere e leggerezza?

Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso

 

 

 

Tymek Borowski, Life Looks Like This, 2013

 

Tymek Borowski, What Really Matters? 2013

 

Tymek Borowski, On Its Own Feet, 2014

 

Tymek Borowski, How Culture Works? 2015

 

Tymek Borowski, How Art Works? A serious movie about problems and solutions, 2012

 

Tymek Borowski, Determination, 2014

 

Tymek Borowski
Tymek Borowski
Tymek Borowski
Tymek Borowski
Tymek Borowski
Tymek Borowski
Tymek Borowski
Tymek Borowski

Agnieszka Grodzińska - Copertina n.354

Agnieszka Grodzińska - nice art image

Agnieszka Grodzińska

Ici Re-Pose, print on desk, 2014

 

 

“Tra le persone ci sono più copie che originali”. (Pablo Picasso)

 

La pratica artistica di Agnieszka Grodzińska (Opole, 1984) si inserisce il quel dibattito -per certi versi abusato, ma indubbiamente attuale- sul ruolo delle immagini e sulla loro condizione nel contemporaneo. Abile nell'uso di varie tecniche, dalla grafica d'arte alla pittura fino alla creazione di libri d'artista, Grodzińska interroga il processo di creazione dietro ogni prodotto visivo, trasformando immagini preesistenti, animando il dialogo tra originale e copia, tra riproduzione e creazione.

Attingendo a piene mani dalla storia dell'arte passata, l'artista polacca reinterpreta opere, foto d'archivio e materiale documentaristico di varia natura, traslandone il senso, aprendone l'interpretazione, deviandone il valore formale verso territori spesso ambigui ed enigmatici.

In questo percorso creativo pratica e teoria si equivalgono, instaurando un rapporto di necessaria continuità tra azione e pensiero. L'artista, mediatore tra epoche differenti, nel suo approccio anacronistico alla storia dell'arte, si veste da esploratore, sondando la sensibilità del tempo, indagando i limiti della percezione e dell'interpretazione visiva. Una domanda su tutte resta, alla fine di questo percorso: l'immagine è un monumento, o (solo) un documento?

 

Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso

 

 

 

Agnieszka Grodzińska
Agnieszka Grodzińska
Agnieszka Grodzińska
Agnieszka Grodzińska
Agnieszka Grodzińska
Agnieszka Grodzińska
Agnieszka Grodzińska
Agnieszka Grodzińska
Agnieszka Grodzińska
Agnieszka Grodzińska

Se fosse una canzone suonerebbe così:

Mariusz Tarkawian - Copertina n.353

Mariusz Tarkawian  Tribute to Araki, (ink on paper), 70x100cm, 2015

Mariusz Tarkawian

Tribute to Araki, (ink on paper), 70x100cm, 2015

 

 

 

Sdraiate di spalle, distese su un fianco, coperte da un velo, nude. Sono le donne le protagoniste principali delle opere di Mariusz Tarkawian (Łuków, 1983), autore di disegni rapidi e gestuali: come un reporter, l'artista annota su carta eventi e situazioni quotidiane, catturando l'effimero e traducendolo attraverso il filtro personale dell'interpretazione. Con un segno a tratti fumettistico e a tratti pittorico (o entrambi insieme), Tarkawian realizza ampie serie di lavori, in cui centinaia di tavole interagiscono fino a creare grandi puzzle installativi che affascinano tanto per la bellezza formale delle singole opere quanto per la forza compositiva ottenuta dall'insieme.

Interessante è inoltre l'attenzione dedicata dall'artista al mondo dell'arte, inteso nella sua accezione più ampia. In questo caso Tarkawian riflette su tematiche dal carattere storico e filosofico, interagendo con autori e opere del passato, instaurando un contatto dialettico con essi: è il caso, ad esempio, della raccolta di disegni “Looking for Art” (2006 - in progress ), in cui l'artista polacco riproduce liberamente i lavori di autori affermati del panorama contemporaneo. Affine a questa è la serie “Anticipation of Art” (2008), raccolta di disegni su carta in cui Tarkawian simula possibili opere future di artisti consolidati, ipotizzando con gioco le evoluzioni espressive di ogni autore.

Tutti i lavori si presentano con grande eleganza e abilità compositiva. I disegni, soprattutto su grandi dimensioni, si impongono per i forti contrasti e per l'abilità tecnica dell'autore, capace di esprimersi attraverso un segno sicuro e controllato quanto leggero e distaccato. In questo modo l'opera diventa bellezza neutra e senza definizione: un riassunto ideale tra gioco, esercizio e fine narrazione.

 

 Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso

 

 

Venusjanki, (pencil on paper), 70x100cm, 2014
www.whoworeitbetter.info, (pencil on paper), 50x70 cm, 2014
159 works from MoMA's collection, (pencil on paper), 70x100 cm, 2014
Lexicon, (pencil on paper) 3.3x4.5m (detail) 2014-2015
222 species of European Birds, (pencil on paper), 70x100 cm, 2014
muzeumutracone.pl (ink on paper) 95 x 140 cm, 2015
Odaliskques, (pencil on  paper), 70x100 cm, 2014
159 works from MoMA's collection, (pencil on paper), 70x100 cm, 2014

Se fosse una canzone suonerebbe così: